Fan Fiction sui Gramarye da finire! *mke*

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view post Posted on 12/3/2011, 18:43

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Pioveva a dirotto, quel giorno, talmente tanto forte da rendere fangoso praticamente tutto il giardino.
Sbuffò, reggendosi la testa con una mano, beandosi del calduccio che c'era nella stanza.
Per lui quella era una giornata nera, molto più rispetto al solito.
Suo padre aveva annunciato a lui e suo fratello Ichiro che quel giorno sarebbero arrivati degli altri loro fratelli.
Fratellastri, con più precisione.
Ichiro sembrava entusiasta, Alex invece no. Oltre al non voler dei bambini schiamazzanti per casa, si era fatto influenzare parecchio anche da sua madre, che non era per niente contenta della notizia.
"Quel bastardo di vostro padre si è divertito ad andare a sgualdrine."
Aveva commentato così, nulla di più.
Probabilmente sarebbe venuta anche l'amante di suo padre, nonchè madre dei tre clandestini e non osava immaginare cosa sarebbe successo.
Sospirò, sperando che con quel empaccio gli ospiti si prendessero un raffreddore e se ne stessero a letto senza disturbare nessuno.
Ad un certo punto sentì il portone della villa aprirsi, ed Ichiro scese istintivamente dal divano di fronte a lui. Lo afferrò per un braccio, iniziando a strattonarlo.
-Forza Alex! Andiamo a salutarli!- Esclamò, cercando di far camminare il fratello verso la porta.
-Perchè non ci vai da solo e mi lasci qui?- domandò il moro, evitando gli occhi blu del biondo.
Ichiro lo guardò dispiaciuto, prendendogli entrambe le mani ed abbozzando un sorriso. -Alex, tu non devi ascoltare solo quello che dice la mamma. Magari loro sono simpatici.-
Alexander lo fissò, chiedendosi come facesse ad essere così felice di una cosa del genere, e in quel momento di distrazione il biondo riuscì a trascinarlo fuori.
Andarono nell'atrio, dove suo padre li aspettava insieme ai mocciosi.
Fece una smorfia di disgusto nel vederli: il bambino aveva una faccia da snob e la ragazzina dai capelli rossi sembrava non rendersi nemmeno conto di quello che succedeva.
La bionda invece gli ricordava tantissimo Ichiro. Troppo.
Non apeva se sarebbe riuscito a sopportare un'altra bionda in quella casa.
-Alex, Ichiro, loro sono Evangeline, Kyo e Lilith.- li presentò, indicando prima i due rossi e poi la bionda.
-Benvenuti!- esclamò Ichiro, sorridendo.
Alex gli tirò una gomitata. -Non socializzare con quei mostri. Stanno invadendo il nostro territorio.- sibilò, mentre Kyo alzava un sopracciglio.
-Non dire scemenze.- rispose l'altro, mentre i tre si avvicinavano.
Kyo osservò Lilith e poi Ichiro. -Siete troppo simili.- disse solo.
Ichiro sorrise appena, scompigliando i capelli ad entrambi. Il rosso fissò Lilith arrossire, facendo una smorfia e ritraendosi. -Non toccarmi i capelli.- scandì. -Hai idea di quanto ci metta a pettinarli alla mattina?- domandò, stringendo la mano di Lilith e Eva nelle sue.
Ques'ultima intanto fissava Alex come se stesse cercando di leggergli dentro.
Il moro ricambiò lo sguardo, infastidito. -Sono così bello?- chiese, ghignando.
Evangeline scosse il capo. -No, sei orribile.- rispose, sempre mantenendo neutra la propria espressione.
Ricevette uno schiaffo in pieno viso, talmente forte che la fece voltare dall'altra parte.
-Alexander!- tuonò il padre, afferrandolo per un braccio. -Chiedi subito scusa!-
Il moro lo ignorò, liberandosi il braccio e guardando altrove, aspettando una qualche reazione da parte dei presenti.
Intanto i due più piccoli ed Ichiro si strinsero intorno ad Evangeline.
-Tutto bene?- le chiese la sorella, preoccupata.
Lei annuì, mentre Ichiro le asciugava le lacrime che scendevano incondizionatamente per il dolore alla guancia.
-Devi scusare Alex, è un po' violento.- spiegò Ichiro, in torno di scuse.
-E' idiota, è diverso.- bofonchiò Kyo, guardando Alex di traverso.
Ringhiò sommessamente. -Ripetilo se ne hai il coraggio.-
-Idiota.- scandì l'altro, provocatorio.
Il moro digrignò i denti, facendo par raggiungere Kyo, furente, ma venendo bloccato da Ichiro. -Smettila adesso.- ordinò serio, guardandolo fisso negli occhi.
L'altro sbuffò, chiedendosi perchè quello stupido non riuscisse a starsene buono e lasciarlo fare: così magari sarebbe riuscito a mandarli via.
Quello che lo riscosse dai suoi pensieri fù un brontolio, e quando alzò lo sguardo vide Kyo che si teneva lo stomaco. -Ho fame.- disse solo.
-Pure io.- concordò Lilith guardandosi intorno e per capire dove si trovava la sala da pranzo.
Ichiro lanciò una rapida occhiata all'orologio, per poi volarsi in direzione del salone. -Venite, andiamo a mangiare.-
***
Il pranzo trascorse tranquillamente, a discapito delle aspettative di tutti quanti. La madre di Ichiro ed Alex, comunque non aveva magiato con loro e, anzi, aveva detto che preferiva digiunare piuttosto che vedere quei tre "obrobri", come li aveva definiti.
Questo non fece altro che incrementare la rabbia di Alex, che evitò il fratello per tutto il giorno, ercando di non essere sottoposto ai suoi interrogatori.
Dopo tutto erano gemelli, e se non andava qualcosa nell'altro se ne accorgevano subito.

Quando finalmente quel giorno giunse al termine, tutti si ritirarono nelle proprie camere, ma nessuno immaginava cosa sarebbe successo quella notte.
***
Un tonfo e poi silenzio, ma questo bastò a svegliare Alex, che si mise a sedere. Proveniva dalla camera accanto, cioè quella dei loro genitori.
-Ichiro? Tu non hai sentito niente?-
In cambio ricevette un mugolio e così scese dal letto, uscendo in corridoio ed andando davanti alla porta della camera dei genitori e bussando.
Non ricevendo alciuna risposta aprì la prota lentamente affacciandosi e fissando la scena attonito.
Non credeva che sarebbe potuto succedere.
Cacciò un grido indietreggiando leggermente barcollante.
-Alex! Cos'è successo?!- la voce del fratello lo raggiunse in modo ovattato e lontano nonostante gli fosse accanto.
Il moro alzò un braccio ed indicò dentro la stanza, mentre le labbra gli tremavano senza far uscire alcun suono.
Ichiro guardò dove gli aveva indicato l'altro, sbarrando gli occhi ed afferrandolo per un braccio, facendolo voltare verso di sè e stringendolo. -Stupido! Non guardarli!- sussurrò, strizzando gli occhi ed accarezzandogli i capelli. In confronto ad Alex era sempre stato il più debole ma in quel momento i ruoli si erano invertiti.
Lo strinse di più sentendolo singhiozzare e lo cullò un po', sorreggendolo quando si abbandonò a peso morto contro di lui. -Va tutto bene...- mormorò, cercando di apparire il più calmo possibile.
-Andiamo ad avvertire le domestiche, ok?- chiese, chiudendo la porta e prendendo sottobraccio il fratello, avviandosi verso le scale.
Fortunatamente gli altri non erano andati a controllare o non sapeva come avrebbe fatto a badare a tutti e quattro.
***
La notte trascorse lenta ed insonne per i due, che rimasero nel salotto della villa in silenzio. Ichiro continuava a controllare Alex, che non dava cenni a volersi riprendere dallo shock.
Aveva cercato più e più volte di convincerlo ad andare in camera a riposarsi, ma non aveva ricevuto in cambio nessuna risposta. Aveva continuato a fissare il vuoto come se neanche lo avesse sentito, e guai se cercava di smuoverlo.
Quando ci aveva provato gli aveva urlato contro cose senza senso e solo quando lo aveva fatto sedere nuovamente sul divano cercando di calmarlo come aveva fatto quando lo aveva trovato era riuscito a farlo smettere.
Non lo aveva lasciato da solo nemmeno un minuto, neanche quando erano entrate le domestiche per dirgli cos'era successo di preciso.
Loro credevano che non fosse il massimo parlare di quell'argomento con Alex presente, ma Ichiro gli disse che tanto non li avrebbe neanche ascoltati, e infatti quando aveva cercato di capire se si era accorto di qualcosa gli aveva detto che non aveva sentito nulla.
Comunque, le cameriere gli avevano riferito della presenza di una lettera nella stanza, che la madre aveva indirizzato a lui.
Quando se ne andarono la lesse e digrignò i denti, capendo che era tutto quanto dovuto al tradimento del padre. Come se non fosse bastata la nascita dei gemelli, lo aveva anche trovato quella stessa notte con la madre dei tre, che si era intrufolata lì probabilmente verso qualche ora tarda.
E lei era impazzita.
Comprensibile, dopo tutto. Andò avanti a leggere velocemente, sentendo che ogni parola gli faceva solamente più male.
L'unico pezzo che gli rimase impresso nella mente fù l'ultimo.
"Alexander crede di essere forte e ha sempre cercato di farsi carico dei doveri di vostro padre, soprattutto da quando ha iniziato a capire che soffrivo per colpa sua. Per questo sicuramente aveva già intuito un possibile tradimento. Sono certa che sarà lui quello a rimanere più sconvolto. Per favore, proteggilo."
Strinse la carta nella mano, mordendosi il labbro e voltandosi appena verso il fratello, silenziosamente. -Ti proteggerò, Alexander.- sussurrò, allungando una mano verso di lui ed accarezzandogli la guancia.
***
Verso le dieci il portone del soggiorno si aprì, facendo entrare i tre gemelli, che sembravano sciupati tanto quanto loro.
Lilith dal canto suo tratteneva le lacrime, mentre Kyo la stringeva a sè per farla stare tranquilla.
La rossa si avvicinò ai due, guardando Ichiro. -Ci dispiace.- disse solo, guardando Alex che a quelle parole si stropicciò convulsamente la tela dei pantaloni, mordendosi il labbro.
-Probabilmente se nostra madre non fosse venuta qui non sarebbe successo.- sussurrò, mentre Lilith riprendeva a singhiozzare, nascondendosi contro Kyo.
Il biondo non disse nulla, si limitò a fissare la bambina: si chiedeva come una bambina così piccola riuscisse ad essere pacata e a dire certe cose con tutta quella maturità.
La vide voltarsi verso il fratello ed andare verso di lui, appoggiando una manina sulle sue ed allungando l'altra ad accarezzargli la guancia per portargli via le lacrime.
-Lo so che mi odi però.. io voglio aiutarti a dimenticare, fratellone.- mormorò incerta. Non sapeva come avrebbe reagito, sperava solo che non fosse troppo violento.
Il moro sgranò gli occhi e la abbracciò di scatto, iniziando a singhiozzare. Non sapeva di preciso perchè la stesse abbracciando, visto il modo in cui si era comportato il giorno prima. Forse aveva solamente bisogno di affetto.
Evangeline sorrise appena, ricambiando l'abbraccio e stringendolo a sè, accarezzandogli i capelli.
 
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